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Autorità e Status della Commissione | Principi implicati nello stabilire la validità degli Ordini | Indice

PREMESSA

 

La Commissione Internazionale ha deciso il riesame sotto l’aspetto scientifico di tutte le decisioni già prese sulla materia, considerando utile come punto di partenza il primo Registro Internazionale degli Ordini Cavallereschi [1] che vide la luce nel 1964.

 

Come abbiamo già scritto tale Registro viene oggi ripubblicato, come edizione 2001, con alcuni necessari emendamenti perché, come tutte le organizzazioni composte da uomini, anche la Commissione in qualche caso ha commesso, per il passato, alcuni errori di valutazione ed interpretazione, oppure è andata al di là dei compiti istituzionali prefissatisi.

 

Lo storico Registro Internazionale degli Ordini Cavallereschi 1964 venne inviato alla Lyon Court di Scozia, al College of Arms d’Inghilterra, al Genealogical Office d’Irlanda, al Bureau of Heraldry del Sudafrica, alle Cancellerie dell’ONU, dell’UNESCO e dei diversi Governi, alle Cancellerie e Segretariati dei Capi di Case Sovrane, e alle Cancellerie degli Ordini.

 

Esso era composto da 12 pagine contenenti: i membri del comitato di Patronato del VI Congresso Internazionale di Genealogia ed Araldica che aveva deciso lo status della Commissione (p. 3); l’elenco dei membri della Commissione (p. 4); l’autorità e lo status della Commissione (p. 5); i princìpi riguardanti l’accertamento della validità degli Ordini di Cavalleria (principles involved in assessing the validity of Orders of Chivalry) (pp. 6-7); la lista provvisoria degli Ordini divisa in: A. Ordini Indipendenti, B. Ordini Semi-Indipendenti, C. Ordini Dinastici (pp. 8-12).

 

Nel Registro 1964 gli Ordini erano indicati con un numero progressivo diverso per ogni categoria; il nome; la data di fondazione; l’Autorità o Dinastia a cui l’Ordine si riferiva; il colore del nastro, ma non erano citati i Gran Maestri o i Capi degli Ordini trattati.

 

Dobbiamo rilevare che in tale Registro trovavano erroneamente posto fra gli Ordini Semi-Indipendenti: al numero 8 San Lazzaro [2] (ma esiste un’edizione del Registro 1964 nella quale non compare); e al numero 13 Vitez [3]; ed erano indicati fra gli Ordini Dinastici [4] anche gli Ordini di Case Mediatizzate: della Fenice (Hohenlohe), Isemburg (Isemburg-Birstein), Thurn und Taxis (Thurn und Taxis).

 

È necessario qui ricordare che unicamente alla Santa Sede spetta il chiaro diritto di tutela e di riconoscimento [5] degli Ordini cavallereschi, diritto attualmente esercitato solo nei confronti dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme e del Sovrano Militare Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme detto di Malta; mentre tutta la restante materia, non esistendo né la possibilità di una sicura catalogazione né un’Autorità indiscussa che possa decidere in merito, si presta alle più varie interpretazioni, come di fatto è spesso accaduto.

 

Nel Registro 2001, che pur si basa sull’edizione 1964, è stato deciso di non inserire San Lazzaro, per il completo accordo con le precisazioni della Santa Sede espresse più volte tramite L’Osservatore Romano [6].

 

Va però detto che San Lazzaro, che non si può considerare un Ordine cavalleresco, svolge una encomiabile attività caritativa ed umanitaria con la realizzazioni di numerose opere sociali e potrebbe essere collocato fra le Organizzazioni di ispirazione cavalleresca.

 

Vitez, in accordo con il Capo S.A.I. & R. l’Arciduca Joszef Arpad d’Austria, viene inserito nella giusta sezione, tra le Knightly (Civil and Military) Bodies derived from former State Orders (Organizzazioni cavalleresche - civili e militari - derivate da Ordini di Stati non più esistenti).

 

È stata creata una apposita categoria denominata “Altri Ordini Dinastici”, nella quale sono stati posti gli Ordini relativi alle 3 Case Mediatizzate (che non erano presenti al Congresso di Vienna) [7] contenute nel Registro.

 

A differenza del Registro 1964 non è stato inserito l’Ordine spagnolo del Toson d’Oro, in quanto oggi la Spagna esiste come Regno e la dinastia che lo concede siede effettivamente su quel trono.

 

Inoltre, seguendo la tradizione dei Registri successivi al 1964, sono stati indicati anche i nomi delle Supreme Autorità o Dinastie degli Ordini trattati, ma a differenza di tali edizioni è stata specificata anche la religione della Dinastia ampliando i dati storici riferiti ai vari ordini.

 

Come si vede dall’esiguità della materia inseritavi, questo Registro 2001 non va considerato come la meta raggiunta di una catalogazione completa, ma solo come un primo passo serio e scientifico per trattare con competenza tutta la materia cavalleresca e premiale.

 

Alla fine del 2002 è prevista la pubblicazione del Registro 2002, che viene edito in occasione del 40° anniversario di creazione della Commissione come corpo autonomo, distaccato dai Congressi.

 

Il nuovo Registro 2002 sarà diverso dai precedenti per impostazione e completerà la materia non trattata in accordo ai princìpi di Edinburgo del 1962, includendo gli ampliamenti decisi nelle successive riunioni, ovvero: le Corporazioni Nobiliari (Vienna e Monaco 1970), le Altre Corporazioni Nobiliari (Washington 1984), le Decorazioni Ecclesiastiche (Dublino 1998), le Organizzazioni di ispirazione e di natura cavalleresca (Londra 2000) e le Organizzazioni derivate da Ordini o sistemi premiali di Stati non più esistenti (Casale Monferrato 2001).

 

Subito dopo l’uscita del Registro 2002 la Commissione, estendendo il proprio orizzonte, continuerà il suo lavoro, non limitandosi unicamente allo studio della materia cavalleresca del passato - cosa che esaurirebbe in breve tempo il suo compito - e si dedicherà allo studio, alla classificazione e all’inserimento nel Registro degli ordini statuali, delle decorazioni, delle medaglie e dei numerosissimi sistemi premiali del mondo.

 

Un impegno che si protrarrà nel futuro assicurando alla Commissione una vitalità di funzioni quasi inesauribile nel tempo.

 


[1] Nel corso dei secoli gli Ordini cavallereschi hanno subito cambiamenti sostanziali, tanto che alcuni sono stati soppressi, oppure lasciati morire, altri addirittura abbandonati; oppure per vivere nei nostri tempi si sono adeguati alla realtà odierna e in molti casi hanno mutato gli originari scopi, o ne hanno fornito una nuova interpretazione; tanto che alcuni persino si sono trasformati in Ordini solamente religiosi, perdendo l’aspetto militare tipicamente cavalleresco.

Gli Ordini cavallereschi superstiti non hanno di fatto più nulla a che vedere con quanto rappresentavano nei secoli scorsi ma ancora oggi il loro fascino persiste nell’immaginario collettivo, incantando un folto pubblico che li collega ad un passato che ormai non è più quello. Per il prestigio da sempre connesso agli Ordini cavallereschi, si sono ripetutamente verificati nel corso della storia fenomeni di imitazione, compiuti ad opera di persone che volevano trarre da essi un qualche beneficio morale od economico...

[2] Indicato come The Military and Hospitaller Order of St Lazarus of Jerusalem.

[3] Indicato come The Knightly Order of Vitez (Vitezi Rend).

[4] In contrasto al punto numero 2 dei Principi.

[5] Vedi L’Osservatore Romano del 14-15 dicembre 1970, n° 289 p. 2: “Precisazione. La Segreteria di Stato, in seguito a frequenti richieste sulla validità di ‘onorificenze e distinzioni’ rilasciate da enti che si definiscono abusivamente ‘Ordini cavallereschi’, ritiene opportuno rinnovare le precisazioni contenute nel comunicato del 9 aprile 1970. In seguito ad una solenne funzione per l’investitura di nuovi Cavalieri dell’Ordine Cavalleresco di Santa Brigida di Svezia, avvenuta di recente in una chiesa parrocchiale di Roma, vari lettori ci hanno chiesto informazioni circa l’atteggiamento della Santa Sede di fronte ad Ordini Cavallereschi aventi intitolazioni sacre o dedicati a Santi. Siamo ora in grado di confermare quanto già pubblicato in proposito, in passato, dal nostro giornale: la Santa Sede, oltre ai propri Ordini Equestri, riconosciuti dal Diritto Internazionale, considera come cattolici - e tutela - due soli Ordini Cavallereschi: il Sovrano Militare Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, detto di Malta, e l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Tutti gli altri Ordini - di nuova istituzione o fatti derivare da quelli medievali, come per esempio, il su nominato Ordine di Santa Brigida, quelli di Nostra Signora di Betlemme e di San Giovanni d’Acri, ecc., - non sono riconosciuti dalla Santa Sede, non potendosi questa far garante della loro legittimità storica e giuridica, delle loro finalità e dei loro sistemi organizzativi.”

Vedi precisazione della Santa Sede riguardante il “Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme”, da L’Osservatore Romano del 1° dicembre 1976: “... Domande sono state ricevute da varie parti richiedenti ulteriori informazioni riguardo al Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme ed in particolare riguardo a come la Santa Sede vede quest’Ordine. Siamo autorizzati a ripetere le chiarificazioni al riguardo precedentemente pubblicate su L’Osservatore Romano. La Santa Sede, in aggiunta ai suoi propri Ordini Equestri, riconosce solamente due Ordini cavallereschi: il Sovrano Militare Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, denominato Ordine di Malta, e l’ Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Nessun altro Ordine, sia esso istituito nuovamente o derivante da un Ordine medievale avente lo stesso nome, gode tale riconoscimento, poiché la Santa Sede non è in una posizione per garantire la sua legittimità storica e giuridica. Questo è anche il caso riguardante il premenzionato Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme che assume, in una forma quasi identica e in tale modo da causare ambiguità, il nome di Sovrano Militare Ordine di Malta

[6] Da L’Osservatore Romano del 15-16 aprile 1935: “Da tempo viene svolta attività intesa a far rivivere e ad introdurre in Italia l’Ordine Militare ed Ospedaliero di San Lazzaro ramo di Boigny, sia con l’offerta di onorificenze dell’Ordine per cavalieri e signore, sia con articoli diretti a sostenere l’esistenza dell’Ordine quale ramo francese dell’antico Ordine di San Lazzaro di Gerusalemme, il cui ramo italiano venne fuso nel 1572 con l’Ordine di San Maurizio. Poiché l’Ordine di San Lazzaro di Boigny, non soltanto non è riconosciuto in Italia, ma risulta, anzi, definitivamente soppresso, per lo meno sin dal 1608, ad opera del Pontefice Paolo V e del re Enrico IV, l’azione suindicata deve ritenersi illegale e sono state, pertanto, impartite le necessarie istruzioni perché sia fatta cessare, procedendo, ove occorra, nei confronti dei responsabili, ai sensi di legge.

Abbiamo già più volte avuto occasione di accennare alla fioritura di pseudo-Ordini cavallereschi, che si è notata in questi ultimi tempi in Italia e fuori. Qualunque sia la denominazione assunta da questi cosiddetti Ordini (San Giorgio di Miolans o del Belgio, Santa Maria di Nazareth, Santa Maria di Bethlem, San Lazzaro, e simili), si tratta sempre di riesumazioni di antichi Ordini cavallereschi, che sono completamente estinti, fatte da persone private le quali svolgono generalmente un’azione intensa, che finisce col sorprendere la buona fede di moltissimi, che non possono valutare al giusto punto queste iniziative sprovviste di ogni legittimità.

Il fenomeno è tanto più grave se si considera che queste iniziative, essendo poste abilmente sotto titoli di Istituzioni religiose storiche, per il più delle persone, anziché private - come sono in realtà - possono apparire sotto l’egida della Chiesa e della Santa Sede.

Non tutti sono tenuti a sapere che gli antichi Ordini cavallereschi erano dei veri e propri Ordini religiosi, dipendenti dall’Autorità Ecclesiastica, come ogni altro Ordine religioso, e costituiti da professi che emettevano i voti sacri prescritti dalle Regole, e godevano i redditi dei benefici ecclesiastici di cui erano investiti. Ma questi antichi Ordini non hanno di comune se non il loro antico titolo (quando questo è stato conservato) con le moderne decorazioni Equestri, le quali per una completa trasformazione giuridica del primitivo istituto possono sussistere in quanto un Sovrano o Capo di Stato nei limiti della propria giurisdizione dà ad esse la legittima consistenza civile.

Nulla di tutto questo nel preteso Ordine di San Lazzaro. Sotto tale denominazione canonicamente per la Santa Sede non esiste più alcun Ordine da vari secoli. Lo aveva infatti già soppresso e incorporato all’Ordine di San Giovanni (attuale Ordine di Malta) sin dal secolo decimo quinto; poi nel secolo decimo sesto, dopo una parziale e temporanea resurrezione, lo soppresse nuovamente come ente a sé, e lo incorporò all’Ordine di S. Maurizio (a. 1572), dando origine così all’attuale Ordine dei Santi. Maurizio e Lazzaro.

A causa poi delle ardenti questioni politiche del tempo in Francia, non ostante le tassative disposizioni della Santa Sede, la casa priorale di Boigny, col relativo godimento di benefici ecclesiastici, riuscì a mantenersi in vita in forza esclusiva di decreti dell’autorità regia e civile. Come si vede era una posizione tutt’altro che canonica e regolare per un Ordine religioso, sia pure cavalleresco...! Ma poi quando nel 1608 il re di Francia Enrico IV, ad eliminare le continue difficoltà che sorgevano a questo proposito, ottenne dal Pontefice Paolo V il riconoscimento del nuovo Ordine di Nostra Signora del Monte Carmelo, attribuì anche a questo nuovo Ordine i beni, le case e le persone, che nei confini dei suoi Stati avevano già appartenuto all’Ordine di San Lazzaro. Da ciò è avvenuto che in Francia sino alla Rivoluzione sia esistito un Ordine cavalleresco che veniva chiamato cumulativamente di Nostra Signora del Carmelo e di San Lazzaro; mentre tale Ordine per la Santa Sede e per la Curia Romana era soltanto l’Ordine di Nostra Signora del Monte Carmelo. Ognuno comprende su quali labili arene sia stato costruito l’Edifizio del preteso Ordine di San Lazzaro, oggetto del comunicato surriferito; e come siano destituiti di fondamento e di realtà i titoli di Cavalieri, Commendatori, ecc. (per i laici) e di Monsignori (per gli ecclesiastici) che si attribuiscono coloro che vengono ascritti sia ad esso, come a qualunque altro dei pretesi Ordini sopra accennati”.

Da L’Osservatore Romano del 21 marzo 1952: “Da qualche tempo si avverte il deplorevole fenomeno del sorgere di pretesi Ordini cavallereschi ad opera di iniziative private, che hanno il fine di sostituirsi alle forme legittime di onorificenze cavalleresche. Come altre volte già si è avvertito, questi sedicenti Ordini assumono il loro nome sia da Ordini realmente esistenti, ma da secoli estinti, sia da Ordini rimasti allo stato di progetto, sia infine da Ordini veramente fittizi e che non hanno mai avuto un qualsiasi precedente nella storia.

Per maggior confusione di idee poi da coloro, che ignorano la vera storia degli Ordini cavallereschi e la loro evoluzione giuridica, a queste iniziative private, che si dichiarono autonome, vengono anche attribuite qualifiche, che ebbero la loro ragione d’essere nel passato, o che furono proprie di Ordini autentici, approvati a suo tempo dalla Santa Sede.

Perciò, con una terminologia quasi monotona, questi così detti Ordini si attribuiscono, chi più chi meno, il titolo di Sacri, Militari, Equestri, Cavallereschi, Costantiniani, Capitolari, Sovrani, Nobiliari, Religiosi, Celesti, Angelici, Lascaridi, Imperiali, Reali, Delcassiani, ecc.

Nell’ambito di tali iniziative private, che non hanno in alcun modo una approvazione o un riconoscimento qualsiasi dalla Santa Sede, si possono annoverare i cosiddetti Ordini di: Santa Maria o Nostra Signora di Betlem, San Giovanni d’Acri, detto anche semplicemente di San Giovanni Battista, San Tommaso, San Lazzaro, San Giorgio di Borgogna, detto anche del Belgio o di Miolans, di San Giorgio di Carinzia, del costantiniano di Santo Stefano, del costantiniano Lascaride Angelico della Milizia Aurata, della Corona di Spine, del Leone della Croce Nera, di Sant’Uberto di Lorena o di Bar, della Concordia, di Nostra Signora della Pace... (a tutti questi e altri simili cosiddetti Ordini cavallereschi con le annesse Associazioni di Croci d’Oro, d’Argento, Azzurre, ecc. più o meno internazionali, devono certamente aggiungersi quelli che con qualcuno degli appellativi su accennati hanno assunto il titolo: dalla Mercede, da Santa Brigida di Svezia, da Santa Rita da Cascia, dalla Legion d’Onore dell’Immacolata, da San Giorgio d’Antiochia, da San Michele, da San Marco, da San Sebastiano, da San Guglielmo, dallo storico non più esistente Ordine del Tempio, dall’Aquila rossa di San Cirillo di Gerusalemme ecc.).

Ad evitare equivoci purtroppo possibili, anche a causa dell’uso indebito di documenti pontifici o ecclesiastici, già rilasciati per fini religiosi, o per Ordini semplicemente monastici, e ad impedire la continuazione di abusi, che poi risultano a danno di molte persone di buona fede, siamo autorizzati a dichiarare che la Santa Sede non riconosce alcun valore ai diplomi e alle relative insegne, che siano rilasciati da così detti su indicati Ordini.”

[7] L’inclusione di questi Ordini fra gli Ordini dinastici costituisce un ampliamento rispetto al criterio prefissatosi dalla Commissione (espresso tra i princìpi riguardanti l’accertamento della validità degli Ordini al punto 2) di tener conto solo degli Ordini delle Case riconosciute come sovrane dal Congresso di Vienna o successivamente dalla Comunità Internazionale.